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16 Aprile 2012

POST FORMAZIONE. AZIONI.

LE BUONE AZIONI.

Volenti o nolenti, direttamente o indirettamente, più o meno consapevolmente i risparmiatori investono in azioni di società quotate.


Investono direttamente quando le acquistano sul mercato (meno frequente), indirettamente quando se le trovano nelle gestioni patrimoniali perché la Banca le ha acquistate per loro conto, oppure quando, magari non proprio consapevolmente, hanno investito in quote di fondi d'investimento azionari o bilanciati dove tutte o parte delle risorse sono destinate dal gestore del fondo proprio alle azioni.


Ma che cosa sono le azioni? Le azioni sono titoli di capitale.


Acquistando azioni si diviene soci della società emittente, partecipando per intero al suo rischio economico; chi investe in titoli azionari ha diritto a percepire periodicamente il dividendo sugli utili conseguiti che l'assemblea dei soci deciderà di distribuire. L'assemblea dei soci può comunque stabilire di non distribuire alcun dividendo.


Detenere azioni comporta alcuni vantaggi: flussi finanziari periodici in entrata da dividendi (quando corrisposti), possibilità di apprezzamento dei prezzi nel lungo periodo, liquidabilità (le azioni possono essere vendute sul mercato e trasformate in liquidità), bassi costi di negoziazione rispetto ad altri strumenti finanziari, possibilità di diversificazione del rischio mediante l'acquisto di più azioni appartenenti a diversi settori d'attività; ma comporta pure svantaggi come un livello di rischio che può essere anche molto elevato.


Un rischio che è scomponibile in due categorie: il rischio sistemico (rischio di mercato detto anche rischio non diversificabile) ed il rischio non sistemico (il rischio specifico o rischio diversificabile.)


E’ bene ricordare che l’azionista partecipa per intero al rischio economico della società emittente. Quindi è certamente opportuno scegliere bene le azioni in cui si investe. Vanno preferite società ad elevata capitalizzazione, globalizzate, con fatturati crescenti, società che non hanno subito perdite ma realizzato utili, società che hanno un livello d’indebitamento sostenibile ovvero non eccessivo. Anche un patrimonio netto che cresce nel tempo è un buon indicatore da tenere in considerazione. Il fatto che la società corrisponda un dividendo è poi importante perché dimostra innanzitutto una certa sensibilità da parte di chi gestisce l’azienda alle aspettative degli azionisti. Allo stesso tempo è necessario che la politica di remunerazione seguita dall’azienda nei confronti di amministratori e dipendenti in termini di “stock options”, bonus e contributi pensionistici risulti equilibrata.


Scegliere buone società però non basta: è di fondamentale importanza anche comprare bene ed al momento giusto. Per comprare bene è necessario verificare che il vero valore (o “fair value”) della società sia più alto del suo valore di mercato ovvero che la società risulti sottovalutata. Comprare una buona azione ma ad un prezzo eccessivo certamente non è un buon affare. Questo tipo di valutazione, lungi dall’essere una scienza certa, richiede comunque l’applicazione di alcuni metodi di stima come ad esempio il DCF (“discounted cash flow”) o il DDM (“dividend discounted model”)  che richiedono competenze specialistiche.


Per quanto riguarda poi il momento giusto per l’investimento in azioni (o “market timing”) sicuramente è utile l’ausilio dell’analisi tecnica (ovvero l’analisi grafica dell’andamento delle quotazioni nel tempo applicando specifiche metodologie) nell’individuazione di particolari momenti di mercato che risultano più favorevoli agli investimenti.

Non va infine perso di vista il contesto generale macroeconomico in cui le società operano. In periodi di recessione o in paesi a bassa crescita è chiaramente più difficile che si materializzi un apprezzamento dei corsi perché è più difficile le aziende realizzino migliori risultati.