BLOG_NEW

12 May 2016 22:02:12


I consulenti finanziari: chi sono?


Con la Legge n. 208/2015 i promotori finanziari hanno cambiato denominazione e sono diventati «consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede» ed il relativo albo non si chiama più albo dei promotori finanziari ma bensì «albo unico dei consulenti finanziari»; “unico” perché, accanto all’attuale sezione riservata ai «consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede» saranno aggiunte due nuove sezioni destinate una ai «consulenti finanziari autonomi» e l’altra alle «società di consulenza finanziaria».


E’ facilmente immaginabile che questo cambio di denominazione e l’avvento ufficiale di nuovi operatori finanziari, rappresentati dai consulenti finanziari autonomi e dalle società di consulenza finanziaria, possa destare non poca confusione nella mente di risparmiatori ed investitori. E’ più che lecito. Infatti è prevedibile che per comodità (o magari per pigrizia) molti li vorranno chiamare tutti semplicemente «consulenti finanziari» ed assimileranno facilmente, ma erroneamente, le «società di consulenza finanziaria» agli intermediari finanziari.


Niente di più sbagliato. Infatti, tralasciando per un momento le società di consulenza finanziaria, la differenza tra «consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede» e  «consulenti finanziari autonomi» è assolutamente “sostanziale”.


I primi esercitano professionalmente come dipendenti, agenti o mandatari ed esclusivamente nell'interesse di un solo soggetto (intermediario finanziario) l'offerta fuori sede (promozione e collocamento) di strumenti finanziari, di servizi ed attività di investimento.


I secondi prestano un servizio ed attività di investimento rappresentato dalla consulenza in materia di investimenti (raccomandazioni personalizzate riguardo a una o più operazioni relative ad un determinato strumento finanziario) senza detenere somme di denaro o strumenti finanziari di pertinenza dei clienti.


I primi sono portatori dei conflitti d’interesse propri degli intermediari finanziari  e sono retribuiti o ricevono il maggior vantaggio per o nel promuovere e collocare i prodotti che massimizzano il profitto dell’unico soggetto (intermediario finanziario) nell’interesse del quale operano.


I secondi operano nell’esclusivo interesse dei propri clienti e non possono percepire alcuna forma di beneficio da soggetti diversi. Si adoperano per identificare e si organizzano per gestire i conflitti d’interesse, che peraltro devono essere tali da non condizionare l'indipendenza di giudizio nella prestazione del servizio, ed informano la clientela sulla loro natura e/o fonti ove richiesto per legge.


Quindi entrambi i «consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede» e  i «consulenti finanziari autonomi» possono trovarsi in situazioni di conflitto d’interesse ma nel primo caso i conflitti possono nuocere agli interessi del cliente nel secondo caso no non potendo condizionare l’indipendenza di giudizio.


Anche le «società di consulenza finanziaria», che non sono intermediari finanziari, operano nell’esclusivo interesse dei propri clienti e non possono percepire alcuna forma di beneficio da soggetti diversi. Si adoperano per identificare e si organizzano per gestire i conflitti d’interesse, che peraltro devono essere tali da non condizionare l'indipendenza di giudizio nella prestazione del servizio, ed informano la clientela sulla loro natura e/o fonti ove richiesto per legge.


Gli intermediari finanziari invece non operano nell’ “esclusivo” interesse dei propri clienti e possono percepire forme di beneficio da soggetti diversi potendo contrarre rapporti anche con altri intermediari e con emittenti. Non sono tenuti all’indipendenza di giudizio e possono trovarsi in situazioni di conflitto d’interesse con i propri clienti tali da nuocere ai loro interessi. Tali conflitti possono essere tanto più significativi quando l’intermediario svolge non solo attività di raccolta e gestione di risorse finanziarie ma anche di impiego.


Per meglio capire la portata di tali conflitti d’interesse può essere utile richiamare gli esiti di un’analisi d’impatto regolamentare effettuata dal Dipartimento del lavoro americano sui titolari di IRA, anche se riguarda un diverso contesto di mercato ovvero quello americano.


Gli IRA o “individual retirement account”, sono una forma regolamentata di piano pensionistico individuale offerto da molti intermediari finanziari che attribuisce vantaggi fiscali ai risparmi pensionistici negli USA. Gli IRA sono alimentati con contributi periodici entro limiti prestabiliti ed i titolari possono richiedere al depositario di investire la liquidità in titoli quotati o meno con alcune limitazioni.


L’analisi suggerisce che i titolari di IRA che ricevono consulenza d’investimento viziata da conflitti d’interesse possono attendersi una sotto-performance nei propri investimenti di un punto e mezzo percentuale medio all’anno nei successivi 20 anni. Studi recenti inoltre mostrano che la vasta maggioranza degli Americani comprensibilmente ma erroneamente credono che i loro consulenti finanziari siano obbligati ad agire nel loro migliore interesse; ma la realtà è ben diversa. Molti consulenti mettono in primo luogo i migliori interessi dei propri clienti, altri no e le regole attuali negli USA rendono più difficile per i consulenti finanziari che cercano di operare correttamente di competere e difficile per i consumatori sapere di chi fidarsi. La riforma regolamentare in atto da parte del Dipartimento del lavoro americano richiede che i consulenti d’investimento pensionistico pongano in primo luogo il migliore interesse dei propri clienti e si conformino a determinati standard fiduciari.


Credo che anche da noi la situazione non sia molto diversa ovvero credo che i consumatori facciano molta fatica a distinguere l’essenza propria dell’operato degli ex-promotori finanziari (ora consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede) rispetto a quella dei consulenti finanziari (ora consulenti finanziari autonomi) e sapere di chi fidarsi. Per questo motivo i consulenti finanziari autonomi che mettono in primo luogo i migliori interessi dei propri clienti e che cercano di operare correttamente possono (quelli già in attività) e potranno (quelli che diverranno consulenti finanziari autonomi) trovare molto più difficile competere. Senza l’aiuto delle Istituzioni ed il riconoscimento dell’utilità sociale della consulenza finanziaria priva di conflitti d’interesse i consulenti finanziari autonomi e probabilmente anche le società di consulenza finanziaria avranno, io credo, un futuro incerto a tutto svantaggio dei consumatori.


Copyright 2016 - DIAWONDS®. Tutti i diritti riservati.