16 February 2015 10:05:07
Rischio Iperinflazione Globale. Fanta finanza. Ma se fosse realtà?
Stiamo assistendo sui mercati finanziari in Europa ad un fenomeno a dir poco agghiacciante: tassi d’interesse negativi. Che cosa significa? Significa che per poter prestare soldi a chi li chiede bisogna pagare. Ma chi sarebbe così dissennato da prestare degli euro per sapere che poi ne riceverà indietro certamente in meno? Forse chi teme di perdere soldi e vuole “pagare” un premio per assicurarsi che ciò non avvenga così come si fa con una polizza. Ma andiamo per ordine.
Prendiamo il caso di chi voglia prestare oggi degli euro ad esempio alla multinazionale farmaceutica Roche. Sul mercato di Francoforte è quotato un bond della società, a tasso fisso, in euro, con scadenza marzo 2016 il cui rendimento a scadenza calcolato sulla base del prezzo lettera (il prezzo d’acquisto) è negativo:
-0.08661%. Il risultato dell’acquisto di questo bond è inequivocabile: presto ad esempio 100 alla società e dò per certo (perché è praticamente certo) che i miei soldi, tra cedole e rimborso della quota capitale alla scadenza tra poco più di un anno, mi ritorneranno quasi tutti in tasca ovvero un po’ meno di 100.
Ma allora perché c’è chi compra a queste condizioni?
Perché l’acquirente probabilmente tiene in considerazione i seguenti aspetti: 1) l’emittente è finanziariamente solido; 2) ha sede in un paese, la Svizzera, altrettanto finanziariamente solido; 3) appartiene ad un settore, quello farmaceutico, redditizio e consolidato; 4) è geograficamente ben diversificato ovvero è attivo in molti paesi del mondo; 5) il titolo, infine, è piuttosto liquido (€2.10 Mld. in circolazione) e quindi facilmente liquidabile in caso di necessità. Detto in una parola: ritiene questo investimento talmente sicuro da essere disposto a pagare un piccolo premio per assicurarsi.
Ma assicurarsi da che cosa?
Forse non è altrettanto sicuro che la ban-ca presso cui tiene i soldi non possa andare in default; oppure che in default possa andare il pa-ese dove vive, non onorando i propri debiti.
Ma cerchiamo di capire come si sia arrivati a questo punto.
L’Europa è caratterizzata da una popolazione che sta invecchiando. Le prospettive di vita media stanno aumentando. Le innovazioni tecnologiche hanno determinato un innalzamento della disoccupazione a causa dei tempi di riconversione delle risorse umane verso nuove competenze professionali. Importanti flussi migratori si stanno verificando nel territorio con impatto anche sulle infrastrutture. Tutto ciò, ad esempio, determina la crescita del fabbisogno pubblico, per finanziare spese crescenti, con la conseguente necessità d’incremento del debito. Il debito cresce ad un tasso superiore a quello dello sviluppo economico che peraltro avviene in maniera disomogenea nei vari paesi dell’Unione.
In condizioni normali il costo di questo debito pubblico dovrebbe rispecchiare i fondamentali del singolo stato emittente ovvero dovrebbe essere funzione, in primis, del valore dei suoi asset (il valore delle risorse del sottosuolo, della terra, degli immobili, delle infrastrutture, etc. ) e dei suoi redditi (entrate che dipendono dalla capacità da parte delle imprese di generare ricchezza suscettibile di tassazione e di quella dei lavoratori di conseguire salari tassabili). Un paese con crescita del PIL negativa e con un bilancio caratterizzato da €1 trilione di attivo e €2.6 trilioni di passività (fine 2013) e quindi un patrimonio netto negativo per €1.6 trilioni come può finanziarsi a costi così contenuti? (ad esempio un tasso fisso in euro con cedola 3.75 e scadenza aprile 2016 ha un rendimento a scadenza dello 0.26%).
Semplice: il debito emesso viene sottoscritto dalle banche che a loro volta lo cedono alla banca centrale avendo la certezza che sarà acquistato. E’ il famoso quantitative easing. In Europa la banca centrale porterà il totale degli acquisti di titoli a 60 Mld. mensili dal prossimo marzo nell’ambito di un programma da €1.1 trilioni.
Ma come fa la banca centrale ad avere tutta questa liquidità? Semplice, la produce.
Questo dovrebbe portare inflazione ovvero crescita dei prezzi e dei tassi d’interesse. Perché? Perché quando i soggetti di mercato si accorgono che è stata prodotta nuova moneta, per gli stessi beni in vendita ne vogliono una quantità maggiore quindi chiedono un prezzo maggiore. Se salgono i prezzi sale anche il costo del denaro ovvero i tassi d’interesse.
Ma di fatto questo non si sta verificando, anzi addirittura i prezzi scendono (deflazione) ed il motivo è che i soggetti di mercato non riconoscono correttamente l’effetto di svalutazione della moneta. Ma come potrebbero: c’è chi garantisce di acquistare debiti massivamente sostenendone il prezzo con conseguente compressione dei tassi che non crescono ma anzi diminuiscono. Quindi le aspettative dei soggetti di mercato sarebbero inflazionistiche ma di fatto gli stessi debbono ricredersi dinnanzi all’evidenza.
La forte tentazione di aspettative inflazionistiche cerca di materializzarsi allora in termini di rapporto di cambio tra diverse divise. Ovvero: c’è il quantitative easing (ora al termine) negli USA? Allora il dollaro dovrebbe svalutarsi nei confronti dell’euro. Ma il quantitative easing c’è anche in Europa e c’è in Giappone mentre la Cina attua altre manovre di politica monetaria difensive ed in Svizzera si punta al cambio fisso (poi saltato).
Tutti producono moneta e la moneta non genera inflazione e nemmeno permanenti e stabili svalutazioni delle divise.
Qual è il vero rischio di questa anomala situazione che chiaramente è insostenibile nel lungo periodo? L’iperinflazione a livello globale. Il recente crollo del prezzo delle materie prime va nella direzione opposta ma potrebbe avere vita assai breve. Quando i soggetti di mercato avranno preso piena consapevolezza del fatto che il valore della moneta (inteso come potere d’acquisto) è molto più basso di quello attribuito inizieranno a chiedere prezzi più alti (a partire dalle materie prime) innescando un processo di rapida inflazione che potrebbe facilmente degenerare in iperinflazione. Uno scenario probabilmente di fanta finanza, che tutti ci auguriamo di non dover mai vedere, ma che non può essere escluso a priori.
Copyright DIAWONDS® - Milano, 16 febbraio 2015
Il presente scritto rappresenta l’opinione dell’autore ed è prodotto a solo scopo illustrativo. L’autore non ha alcuna intenzione né interesse ad indurre i destinatari del presente scritto a prendere alcuna decisione di tipo finanziario sulla base dei suoi contenuti. Lo scritto non intende incidere sull’affidamento di chiunque nella stabilità di qualsiasi soggetto. Tutti i riferimenti sono da intendersi come puramente casuali.